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venerdì 3 febbraio 2017

ASFISSIA personale di Massimiliano Alioto a cura di Luca Beatrice

E' difficile per me raccontarvi di Massimiliato Alioto.
Per la stima che ho nei suoi confronti, per il piacere che provo nel leggere i suoi dipinti o semplicemente perchè è un grande artista.
Allora ci proverà lui stesso con questa mostra personale a Milano.

Massimiliano Alioto, Asfissia, Olio su tela 190 x 150 cm


ASFISSIA
personale di Massimiliano Alioto
a cura di Luca Beatrice
 
M.A.C. Musica Arte e Cultura
Dal 14 Febbraio 2017 al 17 Febbraio 2017

Enti promotori:
Fondazione Maimeri
ARTE.it (media partner)

Comunicato Stampa:
Fondazione Maimeri presenta "Asfissia" una mostra di Massimiliano Alioto al M.A.C. a Milano dal 14 al 17 Febbraio 2017. Il progetto Asfissia ha origine dall’idea di una “variazione sul tema” a partire da un grande quadro dell’Ottocento italiano Asfissia di Angelo Morbelli. Progetto articolato, fortemente stratificato e ricco di rimandi incrociati, Asfissia è insieme un omaggio alla grande pittura tardo-simbolista italiana, alle suggestioni romantiche ancora presenti sotto la pelle della contemporaneità, una riflessione sullo specifico del linguaggio pittorico (la pittura di genere, la natura morta, la destrutturazione dell’immagine, il rapporto sempre più incerto tra figurazione e astrazione), oltre che un gioco a rimpiattino con lo spettatore, che si dovrà districare tra la semplice bellezza e naturalezza di una nuova, originale “pittura di fiori” negli anni Duemila, i rimandi e i debiti che l’arte contemporanea ha con la sua tradizione, il gioco di rimandi e di citazioni tra pittura e narrazione, tra riferimenti cinematografici e suggestioni letterarie, tra decoratività e riflessione filosofica.

ORIGINE DEL PROGETTO: MORBELLI, BAUDELAIRE E LA “NERA” 
Il progetto Asfissia di Massimiliano Alioto si sviluppa a partire dalla suggestione provocata nell’artista dall'omonimo quadro del 1884 di Angelo Morbelli, che a sua volta trasse ispirazione da un lato dalla celebre poesia di Charles Baudelaire "La morte degli amanti”, e dall’altro da un drammatico fatto di cronaca nera dell'epoca, incentrato sulla morte di due amanti per asfissia in un albergo di Milano.

DESCRIZIONE
Nel dipinto, Morbelli descrive la scena con un uso sapiente di luci ed ombre e tramite un'accurata costruzione prospettica dell’ambiente, ponendo in primo piano la tavola imbandita, che occupa tre quarti della tela: bottiglie di liquori e champagne, bicchieri semivuoti, tazze da caffè, porcellane, candelabri che esalano l’ultimo flebile filo di fumo, un orologio sullo sfondo che segna implacabile l’avvento del giorno; sulla ribalta dietro al tavolo ci sono un foglio, un calamaio ed un revolver, forse l'unico elemento tangibile della volontà degli amanti: ci troviamo dunque di fronte ad un giallo, ad un rebus. In basso a destra c'è una valigia appena dischiusa, dalla quale sembrano uscire fiori recisi che si spargono su tutto il pavimento della stanza, fiori quasi appassiti che richiamano il decadimento tipico della morte, tema ricorrente nella poesia simbolista; sempre a destra, ma in secondo piano, si scorgono nella penombra i corpi esanimi dei due amanti, lui disteso a terra e lei sul divano illuminata soltanto dalla luce fioca che filtra dalla finestra. Fu un duro colpo per Morbelli quando la critica stroncò il suo dipinto per “l’incapacità dell’opera di commuovere gli animi”: l’artista decise dunque di tagliare una parte della tela, inviandola a Londra per la mostra “The Italian Exhibition” del 1888.

ASFISSIA: CITAZIONI E VARIAZIONI SUL TEMA
Il progetto di Massimiliano Alioto prende corpo proprio a partire dalla parte sinistra del quadro di Morbelli, quella che rimase a Brera, dove si può respirare l’atmosfera del giallo, dell’enigma di una misteriosa vicenda d’amore e di morte – la storia di un amore impossibile. Partendo da un primo rifacimento dell’opera di Morbelli, l’artista estende la sua ricerca elaborando, ripetutamente fino quasi all’ossessione, l’elemento apparentemente meno centrale e tuttavia più espressamente simbolico dell’opera di Morbelli: i fiori recisi che giacciono a terra di fronte al tavolo. I fiori recisi sono infatti una metafora dell’effimero senso dell’amore e della caducità della stessa vita, temi cari alla poesia decadentista che ispirò lo stesso Morbelli. Alioto riprende dunque il soggetto dei fiori, ripetendo centinaia di volte, quasi compulsivamente, l’elemento decorativo del fiore, fino a tendere a tratti alla “sparizione” della stessa immagine in un magma informale di grande virtuosismo tecnico. Il tema delle caducità della vita e dell’amore, caro a tanta pittura ottocentesca come alla poetica decadentista, diventa così metafora della stessa caducità dell’immagine nell’era della iper-riproducibilità tecnica delle immagini virtuali, riflessione filosofica sul senso stesso del dipingere e creare immagini nell’epoca di internet, ragionamento concettuale sulla forma, sul sempre più labile rapporto tra riproduzione e realtà, tra figurazione e astrazione, tra gesto pittorico e percezione visiva dello spettatore. Nelle decine di opere incentrate sul tema dei fiori di cui si compone la mostra, si alterna infatti una pittura di chiara matrice figurativa, ricca di dettagli, a una pittura che si fa via via sempre più informale, improntata sulla gestualità e tendente spesso all’astrazione pura.

I QUADRI
Da una parte, ci sono circa cinquanta quadri di diverse dimensioni che rappresentano le diverse e molteplici “variazioni” sul tema dei fiori, con tutte le diverse declinazioni formali, tonali e compositive, che spaziano da una pittura più descrittiva a una gestuale e astratta. Vera e propria prova di virtuosismo stilistico e compositivo – al pari degli “Esercizi di stile” di Raymond Queneau tradotti in Italia da Umberto Eco –, quella di Alioto diventa però innanzitutto un’articolata riflessione sul tema della pittura, dello stile, della ridefinizione del genere pittorico come grimaldello per riflettere sul senso e sulla tenuta, dal punto di vista concettuale, dello statuto stesso del dipingere negli anni Duemila.

I DISEGNI
Dall’altra, c’è l’omaggio esplicito alla tradizione pittorica italiana prima delle avanguardie, a quel periodo straordinario e ricco di stimoli, in parte simile e per molti versi coincidente con il nostro, che sta tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, fatto di eclettismi, di contaminazioni stilistiche e di citazioni incrociate, di riflessione spirituali e psicologiche (la scoperta dell’inconscio, la pittura come grimaldello per andare oltre il reale, etc.). Ecco allora, parte integrante del progetto editoriale, una serie di ritratti di “fantasmi” (Ghosts): ovvero il ritratto di quei pittori e scrittori che hanno “formato”, a livello estetico e intellettuale, la coscienza collettiva della cultura italiana nel difficile passaggio di secolo tra Ottocento e Novecento. Ma anche in questo caso, come in un gioco di specchi, i volti ormai storicizzati e sempre più lontani dei “maestri” (da Baudelaire a Max Klinger, da Alma Tadema a Matisse, passando per Previati, Courbet, Adolf Wildt, i Preraffelleti, i Simbolisti fino a Constantin Brancusi), si fanno, col passaggio da un disegno all’altro, sempre più labili e rarefatti, quasi la loro stessa realtà tendesse piano piano a scomparire e farsi sogno, illusione ottica, bizzarra scomposizione prospettica e paradosso visivo.

I TESTI CRITICI
La pubblicazione è corredata da un testo critico di Luca Beatrice, che pone il suo accento sulla straordinaria contemporaneità di Alioto, che pur volge il suo sguardo al passato, ed un saggio di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci, che affronta in maniera critica e storica il rapporto tra Amore&Morte nella cinematografia della Nouvelle Vague.

Come un moderno “vate” simbolista, Alioto accompagna lo spettatore, attraverso un salto temporale, alla scoperta di un capolavoro nascosto della storia della pittura italiana dell’Ottiocento, raccontandoci la storia dell'amore tormentato e romantico tra un artista e la sua musa.
 

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