RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
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sabato 23 aprile 2016

Giacomo Montanelli . "Finestre sul niente" - Fotografia Europea (RE)

Grandi speranze per il futuro!

 


Giacomo Montanelli
"Finestre sul niente"
Fotografia Europea (RE)
a cura di Gualtiero Sacchi & Cristian Gori

In occasione del festival FOTOGRAFIA EUROPEA - Reggio Emilia: www.fotografiaeuropea.it

Orari di apertura:
Venerdì: 16:00 - 22:00
Sabato: 10:00 - 13:00 e 16:00 - 22:00
Domenica: 10:00 - 13:00 e 16:00 - 20:00

Tema prediletto di Giacomo Montanelli è lo spazio, dove spesso si sovrappongono immagini reali a segni, simbolo di una presenza che riesce a penetrare questi luoghi. Fedele alla tradizione della pittura di paesaggio, GM presenta i suoi spazi attraverso la finestra (ad esempio nel caso della serie “In guerra col cielo” vengono usate delle fotografie), che delimita, ritaglia dall’estensione naturale di uno spazio, un “paesaggio” come veduta. Il “paesaggio” è quindi delimitato ed è inteso come un frammento che rimanda a qualcos’altro, ad un’estensione che si cela oltre ciò che ci è permesso di vedere. Di questo altro che ci rimane nascosto non restano che alcuni segni sgraziati che escono dai “paesaggi” e prolungano la realtà nel foglio, senza cambiarne la natura. Il segno diviene simbolo di una forza che tenta di sconfinare oltre i limiti fisici, riuscendo a mettere in relazione uno spazio visibile con uno invisibile, che non vuole più assoggettare e dominare ciò che si rappresenta, ma piuttosto abbandonarsi all’indeterminatezza mitologica o alla simbolicità sacrale. Col segno non si vuole coprire, cancellare né modificare ciò che ci mostra la fotografia, copia della realtà, ma piuttosto far-si spazio stesso, mimetizzarsi (quale poi prima funzione dell’arte dall’antica Grecia, quella di “imitare”) nei paesaggi, pur lasciando una traccia dello sforzo compiuto, della resistenza a ciò che è esistente, ma che a confronto dei segni di GM resta piatto e distante, lontano e mortifero. La serie “Paesaggi compresi” ha come oggetto il corpo inteso anche stavolta come spazio, rifacendosi alla tradizione filosofica che da Cartesio vede la materia soltanto come estensione, il corpo soltanto come res extensa. Se il corpo è ridotto a materia e movimento, cioè a meccanicismo, si è liberi di poterlo trattare come oggetto, inerte sotto le nostre azioni. Non è strano, allora, che quel corpo della serie sia disteso, che ci ricordi un cadavere e che l’artista, come se la tavola fosse un tavolo anatomico, lo dissezioni e lo sfaldi nei segni lasciati sul foglio. Nell’epoca dell’età della tecnica il corpo non può esser altro che strumento, ridotto ad oggetto da consumare, si fa idolo, (dal greco εἴδωλον, éidolon, cioè “forma”), ma allo stesso tempo vittima che trae piacere dalla propria condizione. Elena Camiciottoli

www.giacomomontanelli.it

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