RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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lunedì 28 gennaio 2013

Gli animi si infiammano su Arte Fiera!



L'ottimo Beluffi sulla rivista Kritikaonline (http://www.kritikaonline.net) sostiene che l'edizione di quest'anno di Arte Fiera, merita:



(vedi articolo originale su: http://www.kritikaonline.net/artefiera-2013/ )

"I curatori di questa trentasettesima edizione Artefiera, Giorgio Verzotti e Claudio Spadoni, se han fatto qualcosa, l’han fatto bene.  Il pachiderma s’è ridimensionato (135 gallerie, di cui solo 15 straniere), ma il “poco” che c’è è eccellente. Difficile scegliere fra le pepite preziose di questa miniera, ma noi che siamo partigiani, parziali e spudoratamente selettivi, non possiamo non citare Giuseppe Stampone presentato dalla milanese Prometeo Gallery, Marco di Giovanni con la bolzanina Antonella Cattani, Bertozzi e Casoni con la galleria Cardi, nonché la ferrarese Maria Livia Brunelli con lo stand pavimentato da 300.000 (trecentomila) monetine da un centesimo, Nicola Verlato e Fulvio di Piazza con Bonelli e poi Camera 16, mc2 gallery, Poggiali e Forconi, Corraini, Federico Luger, improbabile vedere qualcosa di poco convincente (gusti soggettivi a parte, naturalmente). Collezionisti presenti e prudenti: la congiuntura economica è disastrosa e non poche gallerie guardano all’esterno dei confini patrii, d’altro canto le opere d’arte “tradizionali” la fanno da padrona per un evidente obiettivo di rassicurare l’acquisto entro i limiti della ragionevole speranza. Del resto, con le multe per divieto di sosta di Mario Monti e l‘IVA al 21% (primato solo italiano, anche qui…), non si è lontano dal dire che non ci sono rimasti nemmeno gli occhi per piangere. Per ora, li utilizziamo per ammirare il reportage dell’artista e fotografo d’eccezione Giacomo Vanetti."

Ed anche di SetUp ne parla bene:

(vedi articolo originale su: http://www.kritikaonline.net/setup-fair-2013/)

Un comitato scientifico (ma perchè “scientifico”, se riguarda le arti visive?) di tutto rispetto (Antonio Arévalo, Martina Cavallarin, Viviana Siviero, Eugenio Viola), un format non certo innovativo ma sicuramente coraggioso (una sinergia artista-curatore-gallerista, quando di solito è il comitato a imporre alle gallerie quali artisti portare e quali no) e un’organizzazione più che degna (i veti e gli ostacoli opposti fin dagli inizi da parte del gigante Artefiera non hanno impedito di affossare il progetto). Un plauso agli inventori di Setup Art Fair: Marco Aion Mangani, Alice Zannoni, Simona Gavioli sono i cavalieri che fecero l’impresa. Nell’Autostazione di Bologna, sede della suddetta fiera garibaldina, gallerie spesso più che degne e in alcuni casi eccellenti, come Federico Rui  con le new entries Angela Lovaday, Giovanni Gasparro e Gianluca Chiodi, Fabbri Contemporary Art con la produzione artistica di Alessandro Bergonzoni (che ha gigioneggiato per tutta la durata dell’opening fieristico e del quale peraltro si può leggere qui la recensione della mostra milanese) e Sabrina Raffaghello con Oriella Montin, per non parlare di Galerie Antonio Nardone, Paola Cardano Arte ContemporaneaDino Morra. Molto interessenti poi le proposte artistiche degli “outsider” Beo Project, Print About Me, Spazio Ferramenta e Sponge Arte Contemporanea. Setup Art Fair ha fatto il botto: da valutare se abbia anche fatto cappotto, i tempi sono duri per tutti e il collezionismo ora è cauto ovunque. Ma la qualità premia e Setup ha già vinto. Intanto, deliziamoci gli occhi con le immagini del reporter d’eccezione Giacomo Vanetti, che ha immortalato per noi il meglio del meglio del meglio.



Mentre, il Deus ex machina, di Frattura Scomposta (http://www.fratturascomposta.it/) Sergio Curtacci, sul suo profilo Facebook, attacca non solo le due manifstazioni ma spara a zero su tutto:

"Bologna, arte fiera ed eventi limitrofi. Quest'anno anche la fiera delle gallerie giovani, Set up. Set up allestita in un'ex-autostazione: spazi orribili, angusti, con quel sapore di ufficio pubblico italiano che non può che rimanere anche se apriamo le finestre e intonachiamo i muri. Anche perchè sparse per gli stand troviamo, di tanto in tanto, delle macchie gialle su moquette grigia. Sarà piscio?

Ma quello che sorprende è il grande vuoto di questa fiera, che è anche il grande vuoto percepito vistando la vecchia signora, Arte Fiera. Un ammasso indistinto di opere, che fanno capolino attraverso una processione infinita di pubblico, che non si sofferma mai su quelli che sembrano essere semplici esercizi di cattivo gusto. Ogni tanto spunta un nome sconosciuto, e un prezzo: 7500 euro. Perchè mi chiedo? Capisco si trattasse di un multiplo di Rotella o un piccolo lavoro di Francys Alys, ma chi sono Brigenti o Mazzoncelli? Perchè valgono tanto da meritare quel prezzo? Cosa mi portano nella mia vita? Sono un nome che rappresenta un investimento sicuro?

Alla fine, paradossalemnte, la grande quantità di opere si traduce in un vuoto; esci e non hai visto niente, se non una grande confusione, spazi orribili, pubblico bovino e giovani galleristi con quell'aria da megatruffa alla Totò.

Questa bassa qualità avviene per due motivi: in italia non esiste un pubblico alfabetizzato e interessato al contemporaneo. I più attenti sono gli addetti ai lavori, come se al cinema ci andassero solo registi, attori, scenografi e i loro amici. Poi troviamo i curiosi che si aggirano bovini, affannati con quello sguardo vuoto che ha chi si deve fidare per non sentirsi in una grande presa per il culo collettiva. Se il pubblico è analfabeta, non si può alfabetizzare e interessare con i soli compiti in classe (proporre le opere), servono altre opportunità per coinvolgere il pubblico e fornire quei parametri di giudizio che esistono in tutti i settori e le discipline umane. Mentre nell'arte c'è la presunzione che "tutto può andare bene" e che tutto debba essere (non si sa bene perchè..) diretto e immediato. Quindi è chiaro che se gli artisti e gli addetti ai lavori pretendono di coinvolgere con le opere, come farebbe un insegnante che deve insegnare con i soli compiti in classe, le opere, come i compiti in classe, sono destinate ad essere a prova di deficente, delle grandissime porcherie (ed ecco spiegate le opere di Set up).
Il secondo problema è dato dalla totale assenza di critica d'arte militante in italia. Da quattro anni denuncio un problema la cui soluzione non è più rimandabile vista la crisi generalizzata del linguaggio artistico internazionale. Se non esistono critici, che decidono di non fare i curatori o i selezionatori di Premi, e che iniziano ad argomentare le luci e le ombre di un'opera, quali riferimenti potranno avere il pubblico e il collezionista oltre alla dittatura dell'investimento sicuro e del curriculum vitae? Lo stesso mercato soffre paradossalmente della dittatura del mercato e dell'investimento; questo perchè muore tutto il mercato di secondo e terzo livello e viene meno quell'indotto del sistema che è anche fucina per stimolare e produrre qualità per il primo livello.

Per queste ragioni il problema della crisi non è economico, ma sta nell'assenza di opportunità per il pubblico nell'avvicinarsi al contemporaneo (che non sia l'opportunità della classica mostra che come un compito in classe dato ad un alunno analfabeta, pretende di interessare il pubblico e il collezionista); e il secondo problema sta nell'assenza di critici d'arte e di un sistema che possa retribuire e stimolare il loro lavoro. Pubblico e critica possono salvare il mercato."
Per dovere di cronaca, sono molto interessanti anche i commenti a seguire dei vari lettori, e che motivi di spazio ometto ma potete leggere su: http://www.facebook.com/fratturaarteemregente?ref=ts&fref=ts
 Su Exibart (http://www.exibart.com) si è fermato per ora alla giornata di sabato

mentre Artribune (http://www.artribune.com) si affida alle interviste fatte ai diretti interessati: i galleristi


le mie conclusioni, le avete già lette e comunque le potete trovare su:

Sicuramente la verità sta nel mezzo, ma una battuta, visti i tempi, mi viene spontanea:
TANTO RUMORE PER NULLA!

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