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mercoledì 12 dicembre 2012

Attenti a quei Due - 2° round



Sabato 15 dicembre dalle 19,30, presso la galleria CO.61 ARTECONTEMPORANEA nel centro storico di Grottaglie (Ta), inaugura il secondo round della collettiva d’arte contemporanea “Attenti a quei due |The Persuaders” a cura di Gianmichele Arrivo, Ilaria Miccoli e Angelo Raffaele Villani. Con questa seconda inaugurazione la collettiva resterà aperta al pubblico contemporaneamente in entrambe le gallerie – ROSSOCONTEMPORANEO (Ta) e CO61 - fino al 5 gennaio. Ogni spazio ospita gli stessi artisti ma con opere to
talmente diverse. Due eventi che si fondono in uno solo, per una collettiva di oltre 50 lavori in totale, tra pittura, fotografia, disegno, video ed installazione. Dieci artisti con nuove opere - Anna Maria Battista, Giuseppe Ciracì, Alessia Cocca, Raffaele Fiorella, Paola Mancinelli, Monticelli & Pagone, Cosimo Piediscalzi, Raffaele Quida, Piera Scognamiglio, Sasha Zelenkevich – sulla via della ricerca intima, attraversano quel complesso mondo esteriore ed interiore che accompagna l’IO.

L’evento si consacra così novità assoluta di concetto e proposta nel panorama culturale locale. Per la prima volta due gallerie d’Arte, ROSSOCONTEMPORANEO e CO.61 ARTECONTEMPORANEA, lontane dal concetto di egocentrismo, dimostrano che lavorare in totale sinergia si può. Raccontano i due “Persuaders”: “Abbiamo anteposto all’interesse personale e commerciale, la causa comune del fare sistema per creare valore aggiunto. Ecco la chiave di successo della nostra idea e, la grande affluenza allo scorso vernissage lo conferma”.

L’arte contemporanea incontra quella enologica ed il Sistema si allarga. Da “Attenti a quei Due” nasce una serie limitata di vini in collaborazione con le Antiche Cantine De Quarto di Lizzano (Ta). Dionisio – Primitivo di Manduria riserva -- e Taranta –Rosso Superiore - cento bottiglie numerate che ricalcano il mood estetico della collettiva. Nate da un intento di “mini mecenatismo” che sappia valorizzare i prodotti delle nostre terre, durante la serata si potranno degustare ed acquistare. Una scelta a Km0, buona e responsabile che supporta la difficile vita dell’arte ai giorni nostri.
È così che l’arte contemporanea a Taranto si fa Sistema. Un approccio propositivo di cooperazione per stimolare quel processo di aggregazione ormai improcrastinabile, unico reale mezzo di crescita per il nostro territorio, dove cultura è sinonimo di qualità di vita.

La narrazione dell’IO, le ansie interiori ed i contorni indefiniti dalle mille variabili, narrata con modalità del tutto personali: “Chi è io? Cos’è questo intervallo tra me e me?”
(Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine, 1982)

Anna Maria Battista, nelle potenzialità espressive della cera, materiale prediletto della sua più recente ricerca artistica, affiancata a sperimentazioni diverse, ci regala la delicatezza e la mutevolezza della materia plasmata al variare della luce. Immagini-emozioni impresse e custodite negli strati cerosi di blocchi semplici e ripetuti. Affascinata dal sociale, i suoi blocchi narrano memorie silenziose, frammenti di vita ritrovati e di racconti apertamente autobiografici.

Raffinata e concettuale l’arte iperrealista di Giuseppe Ciracì. Rimandi vagamente barocchi di un’arte antica, ma solo all’apparenza. Il suo fare maniacale si spinge al limite estremo nella ricerca del dettaglio: volti, corpi, particolari anatomici, lavorati in chiaroscuro tra visibile e invisibile, in una raffigurazione “a strati”. Finito, tessuto muscolare, ossa sfuggono da ogni possibile retorica di semplicistica operazione di mimesi. Nelle sue rappresentazioni Ciracì contestualizza il rapporto con l’altro in una dialettica diretta. Il viso, in primo piano, incontra (o si scontra) con il mondo sensibile delle emozioni. Le opere a matita sono frames differenti e successivi. Fogli che creano un percorso dinamico, denso di particolari, e che lasciano spazio ad analisi su profonde inquietudini e singolari similitudini.

Alessia Cocca, nella sua ricerca tra fotografia ed elaborazione digitale, mette in campo immagini dal chiaro rimando personale, introspettivo, romantico e nostalgico, di un periodo vivace e felice: l’infanzia. Nella piena leggerezza ed ingenuità, lontanissima dal mondo strutturato dei grandi, Alessia rievoca racconti personali. Metamorfosi naturali di esperienze vissute fluiscono insieme come in un ricco album fotografico di famiglia da cui emerge sempre la forza indelebile del nostro passato.

In bilico tra poesia, disagi e fatiche della vita quotidiana, raccontate con estrema ironia ed eleganza, le videoinstallazioni di Raffaele Fiorella si rivelano per il loro sottile e sofisticato gioco di contraddizioni e paradossi. Ombre cinesi ci riportano all'infanzia, dove ogni immagine potrebbe essere una finestra su altro mondo, che è un evento, un sentimento, una sensazione. Opere installative a metà tra la video-art e l’opera-scultorea tridimensionale. Fiorella porta in scena corpi umani in movimento, proiezioni di sagome su contesti installativi composti da oggetti, costruzioni, ambientazioni ad hoc, riecheggiando celebri film di animazione. Piccoli fantasmi che aprono finestre su universi domestici, a volte ironici e scanzonati, altre impegnati a testimoniare di disagi e di “vite in equilibrio”.

La poesia di Paola Mancinelli si veste della forza di un abito metropolitano. I suoi pensieri sono segni di un tempo presente, vivace e profondo, ricco di sfumature a noi vicine, quotidiane. Sensazioni che ci appartengono da sempre, tacite, ma che lanciano nella loro lettura, momenti di riflessione profonda nell’urgenza del confronto. Le esperienze, le sensazioni, le ambientazioni non direttamente fisiche e riconoscibili, sono ricche di colore e passione e trasmettono una necessità inspiegabile eppur logicissima di riappropriazione.

Il mondo estetico di Monticelli&Pagone è un contemporaneo ambiguo. Soggetti dalle posture contratte e compiacenti, plastiche, perfettamente in posa, tese come antiche statue, ma svuotate proprio da quella prerogativa di iniziale antica classicità. Posture disinibite, dall’equilibrio apparentemente instabile, arricchite di variopinti particolari. Feticci che rimandano a sentimenti contrapposti tra l’esaltazione della magnificenza corporea e l’abbrutimento del pensiero contemporaneo. Una doppia narrazione simultanea, tra il colore e il bianco e nero, tra immagine e la sua macchia. Rappresentazioni del tormento individuale di artisti e comuni mortali, nell’ambiguità del loro sentire, dibattuto tra austerità ed ironia.

Cosimo Piediscalzi si fa narratore del suo intimo quotidiano attraverso un “Diario visivo” di disegni veloci dal tratto fresco e divertito che inscenano una realtà paradossale. Immagini e gestualità intervallate da ampi spazi bianchi come necessarie pause narrative, come per ogni storyboard che si rispetti. Presi dalle incombenze del quotidiano, non ci accorgiamo della meravigliosa ricchezza che contorna la nostra vita, e tutto ci scivola nella totale indifferenza. Piediscalzi recupera questi “soggetti amorosi”, collezione di “ritratti” o di “nature morte”, frammenti di piccole storie quotidiane, esaltando il sentimento di amore-odio per ciò che ci circonda. Ogni ritratto, ogni ambientazione è parte del vissuto dell’artista, intimamente intriso delle emozioni e delle libertà più pure e innocenti della fanciullezza.

Raffaele Quida affida le proprie opere installative ad indagini, a tratti ironiche, a tratti seriose, sulle esasperazioni di un sistema consumistico quale l’attuale, e di una società fortemente viziata. Con un orecchio teso verso l’ignoto, nell’impulso di esternare una necessità di infinito ed eternità, anelito di un mondo migliore. Pensieri interiori esteriorizzati col fare tecnico di un ricercatore astrofisico, genuinamente emozionato anche dalle più piccole misteriose percezioni spaziali. Le sue opere, frutto di gestualità e materia, di convergenze e contrasti, si fanno espressione di pensieri dalla grande carica spirituale che, mutuando un senso d’immaterialità impalpabile, evocano universi interiori coraggiosamente palesati.

Il tratto espressionista di Piera Scognamiglio esplode dirompente nella sua ricerca artistica più recente: un universo sognante costituito da figure femminili dall’intensa carica erotica. Figure mai ingenue, smaliziate e consapevoli della forza della propria intimità, finanche ammiccanti a quello status di mercificazione proposto dal fare quotidiano. Figure senza tempo, immerse in campiture scevre da ogni riferimento spaziotemporale, che si arricchiscono di particolari allusivi e di chiara matrice naturalistica. Il suo segno deciso di penna e matita su carta e acetato, non traccia contorni definiti, ma lascia che la figura rappresentata sia il risultato di una sapiente costruzione di freschezza gestuale.

Il linguaggio informale delle opere di Sasha Zelenkevich, infine, si carica di una decisa volontà segnica e coloristica, trovando fonte d'ispirazione nei ricordi del passato e caricandosi di una espressività pittorica dai toni coloristici e dai tratti tenui e sognanti. Una materia sensoriale che è testimone di rimembranze lontane, di sentimenti fugaci e di mille segmenti caratterizzanti, filtrati attraverso la potenza della personale immaginazione. Piccoli segni emotivi di una figuratività imprigionata dalle campiture predominanti, spesso monocrome, dalle quali affiorano impercettibili rimandi della memoria, colori, gestualità, parole in cirillico che sono tracce autentiche dell’interiorità dell’artista.

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