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sabato 20 agosto 2011

Bobo Ivancich de la Torriente - "Venezia – New York, via Havana" a cura di Anna Caterina Bellati


Venezia, sempre ricca di fascino, quest'anno è, più di sempre, meta di tanti turisti. Sarà anche per via della Biennale o per chissà quale altro motivo... Se anche voi appartenete a questa categoria di turismo "colto" non vi potete perdere questa mostra curata da Anna Caterina Bellati... merita! 


Bobo Ivancich de la Torriente 
Venezia – New York, via Havana 

Manni Art Gallery 
Venezia Lido, Via Sandro Gallo, 97 – ITALIA 

Vernice 
25 Agosto 2011 ore 18.30 

Apertura al pubblico 
26 Agosto – 30 Settembre 2011 

A cura di Anna Caterina Bellati 

Organizzazione: Claudio Manni, per Manni Art Gallery 

Orari: La mostra sarà aperta al pubblico dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.30 
Ingresso libero  
Catalogo in mostra 
Per informazioni: 335 8035840  claudio-manni@virgilio.it 

Artista: Bobo Ivancich de la Torriente 
La mostra, che si apre appena prima dell’inaugurazione della Mostra del Cinema di Venezia, flirta appunto con 
quel mondo, ma propone anche situazioni culturali e storiche strettamente legate alla biografia privata dell’artista; 
una vita che a causa della propria famiglia di origine e delle sue frequentazioni, combina ricordi privati con 
ricordi collettivi. Ivancich fin da bambino ha avuto modo di mescolarsi a personaggi straordinari e vissuto 
situazioni speciali assorbendo dagli amici dei propri genitori, tra i quali spiccano nomi come quelli di Hemingway 
o Peggy Guggenheim, una miriade di stimoli che in seguito si sono trasformati nella sua poetica.  
Fin dagli esordi Ivancich ha scelto una pittura realista giocata su pochi toni e costruita con una tavolozza scabra 
quasi avara di luce. Eppure l’insieme è morbido e calmo e trasmette bene sensazioni e odori. Perché il non-colore 
è adoperato con raffinata conoscenza del chiaroscuro e i giochi di luce/ombra producono una gamma di bianchi 
neri grigi e toni virati seppia che danno carne e spessore ai dipinti. L’artista ha imparato tanto dal cinema e alcuni 
suoi lavori sembrano frames recuperati da una pellicola cult. Questo metodo di fissare il momento gli permette di 
focalizzare lo sguardo dell’osservatore nel punto del dipinto dove ha deciso di attirarci. Fatto evidente in casi 
come Cohiba o Bellini in cui l’oggetto ritratto dà titolo e senso al lavoro. Su campiture uniformi spiccano il sigaro 
cubano o il bicchiere colmo della bevanda pesca, resa celebre dai barman dell’Harry’s Bar. Ecco che il colore 
diventa strumento per additare qualcosa che va al di là dell’immagine stessa. Densi di significato che oltrepassano 
il loro valore d’uso, il sigaro e il Bellini rimandano a due dei luoghi amati da Ivancich, Cuba e Venezia. Da un 
lato il Paese quasi perduto così diverso oggi dai tempi in cui Hemingway trascorreva pigri pomeriggi in cerca di 
ispirazione, dall’altro la città più malinconica del mondo, dove le brume serotine hanno il languore di una donna 
desiderata e distante. Umori che porta con sé quando si sposta a Los Angeles o Miami o New York. Le opere in 
mostra dicono bene sensazioni, luoghi e temi che da sempre accompagnano la sua crescita. 

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