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lunedì 4 aprile 2011

Da SourMIlk, Max presents: "Feminine 70ml" a cura Erique LaCorbeille


Ci siamo, apre una nuova realtà. 
Un nuovo modo di fare e proporre arte... aspettando il 22 una breve anteprima...


"FEMININE 70 ml" COLLECTIVE EXHIBIT PRESENTED BY THE IRREVENT ARTIST MAX PAPESCHI:
ON APRIL 22 @ SOURMILK
Artists: Urszula Kluz-Knopek(Poland) / Alice Olimpia Attanasio / Exilentia Exiff (Berlin) / Angelo Cricchi / Luca Donnini / Andrea Simoncini / Beatrice Morabito /Mirta Kokalj / Federico Forlani.

A cura di Erique LaCorbeille
Testo critico: Clarissa Tempestini

H 18.30/20.00  Buffet
H 20.00/24.00 Evening @ the villa
SOURMILK (OPENING ON APRIL 22!)
Via Trieste,5
Menzago di Sumirago (Va)
ITALY


‎"Sourmilk cinge le sue radici sul suolo italiano, con la mente e l’anima che senza vincoli volgono lo sguardo verso l’arte contemporanea di tutto il globo.
Provocatorio, anormale, dissacrante, insano, chiamatelo come volete, il fine artisti
co declamato rimane lo stesso: sbattere la realtà in faccia alla realtà, la quale è più surreale... e sconcertante dell’immaginazione stessa..."



TESTO CRITICO DI CLARISSA TEMPESTINI:

Quale figura se non quella della donna, potenza istintuale e creativa, generatrice carnale del mondo, poteva inaugurare l’apertura delle sale di un luogo calcificato nella bellezza del tempo.Sourmilk cin
ge le sue radici sul suolo italiano, con la mente e l’anima che senza vincoli volgono lo sguardo verso l’arte contemporanea di tutto il globo.

Provocatorio, anormale, dissacrante, insano, chiamatelo come volete, il fine artistico declamato rimane lo stesso: sbattere la realtà in faccia alla realtà, la quale è più surreale e sconcertante dell’immaginazione stessa.

Nove artisti scelti, locali e internazionali, che altereranno la percezione dello spazio della incantevole villa liberty, appena ristrutturata, estirpando il vecchio gusto che caratterizzava i suoi corpulenti salotti borghesi all’inizio del secolo, attraverso immagini impenitenti, vietate, irrinunciabili alla vista. Protagoniste loro, le donne.

I corpi lauti, scarni, i volti vacui, le corde del pensiero che si fanno reali e si stringono alle carni, per mostrare all’altra metà del mondo il labirinto interiore di un animo femminile.

Boccioli che si scrollano di dosso timori patriarcali, e mostrano oscena e soave la creatività passionale, il potere ancestrale, la forza al limite del licenzioso che solo un corpo femminile possiede, e che dalla memoria dei tempi l’uomo cerca di inibire, nascondere, dominare, addirittura negare.

Questo ha reso il corpo della donna epico, eroico, oltre che irrefrenabile per statuto e creazione. Ha reso la femminilità una caratteristica dolorosa e soave, e nessuna delle protagoniste delle opere è un' immagine che si chiude in se stessa. Ogni opera è un racconto, è un mondo, mai scontato, metafisico ma contestualizzato nei più incofessabili sogni.

Ogni gesto ha un fine alto, difforme, straordinario: il suicidio femminile è martirio, il sangue sul corpo di donna è sorgente, la sguardo vacuo di bambole è caverna di solitudine.

Il mezzo scelto è la fotografia, l’unico in grado di rendere eterno e immobile il divenire, l’unico che rende perpetuo il cambiamento, il trasfiguare, senza mutare la forma ma dando nuovo splendore e contesto all’immagine suprema della bellezza in ogni secolo.

La fotografia è l’arte ammaliatrice per eccellenza, proprio come loro, le donne: madri, figlie, sante, puttane.

Dichiara ai nostri occhi il vero imprescindibile per statuto e abitudine, ma nasconde la manipolazione, l’alterazione, il lavoro dietro la maschera liscia della superificie compatta.

Cela l’illusione come una donna bella e disperata, altera quando l’età cerca di piegarla, quando la società cerca di imprigionarla, quando uno specchio cerca di imporle un riflesso superficiale. Nell’immagine fotografica c’è un’apparenza e un segreto, in una dama c’è sempre un sorriso e un dirupo che splende, insostenbile.

Per la tradizione, la bellezza perfetta e museale, quella dai tratti millimetrici e definiti era la statua che raffigurava il sesso maschile. Razionale, comprensibile, esprimeva esattamente ciò che mostrava.

Ma il fantasma della bellezza, quella potenza ammaliatrice, quell’inspiegabile attrazione maniacale, traboccante, viscerale, solo il corpo della donna ne è il tempio, curvilineo paesaggio di segreti e profondità dove perdersi godendo di nuova luce catartica, senza speranza di tornare in superficie.

E questo vi lascerà la mostra “Feminine 70 ml: la meravigliosa assenza di respiro.

Benvenuto Sourmilk.

Clarissa Tempestini



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