RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
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venerdì 18 marzo 2011

Intervista di Fortunato D'Amico su La Stampa.it ad Ivan Quaroni, uno dei curatori di Arte Accessibile Milano

Leggo con piacere questa intervista su lastampa.it ( http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/blog/grubrica.asp?ID_blog=315&ID_articolo=48&ID_sezione&sezione ), fatta ad Ivan Quaroni, in qualità di co-curatore di Arte Accessibile, da Fortunato D'Amico.
Leggete gente... leggete... 
Bravo, come al solito, Ivan!


 1.Come definisci  l'arte contemporanea ?
I.Q.L’arte di cui possiamo godere oggi, si essa arte che guarda al passato, al presente o al futuro.
2.Cosa intendi  per arte accessibile?
I.Q. Accessibile è quell’arte che avendo differenti livelli di lettura, riesce ad essere compresa anche da coloro che non sono esperti.
3.Molti si lamentano sul modo antiquato di costruire  le fiere dell'arte.
I.Q. La fiera è un concetto antico, più che antiquato, un luogo in cui “fare commercio” di opere d’arte. L’idea che debba essere ben allestita e rigorosa come una mostra museale è piuttosto recente e, in qualche caso, fuorviante. La fiera serve agli espositori per vendere e al pubblico per comprare o informarsi sullo stato attuale dell’arte.
4.Come si rapporta il curatore di arte contemporanea con gli artisti  con cui  intrattiene rapporti di lavoro?
I.Q. Non so cosa facciano gli altri, ma per me curare significa appunto “prendersi cura”. Io seguo il lavoro degli artisti, li frequento spesso, quasi quotidianamente, li consiglio, ci litigo, mi lascio influenzare dalle loro idee e li influenzo a mia volta. Quello con gli artisti è uno scambio reciproco, intenso, che supera le necessità professionali  per sconfinare nella dimensione esistenziale.
5.Che cosa è cambiato in questi anni nel mercato dell'arte?
I.Q. Nella punta della piramide non è cambiato quasi nulla. Il mercato alto, quello internazionale, vende opere che sono satus symbol per coloro che possono permetterseli. Alla base della piramide qualcosa sta cambiando. Si fa strada l’idea che l’arte possa e debba avere un pubblico più allargato di estimatori. Le nuove tendenze pop introducono un’idea d'insieme più globale e democratica dell’arte che è antitetica rispetto a quella proposta dalle grandi gallerie, sedicenti templi di una cultura conservativa, basata sul concetto di elite innanzitutto economica e successivamente culturale. Attraverso internet e le tecnologie digitali, l’arte sta subendo un processo di pluralizzazione che io spero possa cambiare il volto del mercato. Insomma, si procede, tra ritardi ed anticipazioni, tra spinte conservative ed evolutive.
6.Quali cambiamenti  proponi per migliorare  Il sistema dell'arte?
I.Q. L’unico cambiamento che posso proporre è quello intimo delle persone, quello in direzione dell’evoluzione culturale e spirituale di ogni individuo. Il sistema è un’astrazione. Esistono solo gli individui, con le loro necessità, i loro conflitti, le loro insicurezze. Il peggio e il meglio nasce sono solo potenzialità dell’anima.
7.La committenza pubblica è un partner valido per la promozione dell'arte contemporanea?
I.Q. Lo è sempre stata e lo sarà sempre. Più la committenza è culturalmente e spiritualmente evoluta, più le mostre e le collezioni pubbliche diventeranno il riflesso dell’avanzamento della società contemporanea. L’idea che esista un pensiero unico, dominante, che rifletta i gusti dell’elite mi sembra a dir poco medievale. Niente è peggio della sofisticata barbarie con cui si propongono le stesse idee trite che da quarant’anni caratterizzano il settore delle arti visive. In Italia, esiste ancora gente che pensa che la pittura sia di destra e la fotografia, i video e le performance di sinistra. Bisogna uscire da questa logica binaria. Il mondo è molto più multidimensionale di quanto molti vorrebbero farci credere.
8.Quali sono i grandi temi culturali discussi nel dibattito  artistico internazionale?
I.Q. Lo scopo dell’arte non è quello di discutere dei temi. Questo è un compito che spetta alla filosofia e al pensiero. Compito dell’arte è rappresentare il proprio tempo con strumenti che non sono necessariamente quelli della logica. Io non amo le opere che si prefiggono di indagare un tema, soprattutto se politico e sociale. Il tema dell’arte è l’arte stessa e la vita vi è contenuta fin dal principio. Perciò non ho nulla contro un artista che voglia riflettere il dolore di un qualche tipo di condizione, basta che la sua opera non si fermi a questo stadio primitivo. Anche l’opera, come il mondo, deve essere intrinsecamente multidimensionale. Certa pittura lo è per definizione.
9.Segnalami alcuni degli artisti che stai seguendo e che secondo te stanno realizzando ricerche assolutamente interessanti.
I.Q. Seguo molti artisti diversi tra loro. Mi interessa una certa attitudine aperta, una tendenza “popolare”, che spazia dagli stilemi pop e folk, fino alle incursioni nel mondo immaginale. Ho chiamato questa tendenza “Italian Newbrow”, in riferimento alla sua apertura nei confronti di pratiche limitrofe al mondo dell’arte, come il fumetto, l’illustrazione, il tatuaggio, la computer grafica, i videogiochi, le fiabe per bambini, il fantasy e la fantascienza, insomma tutto ciò che influenza profondamente la cultura di massa, e che viene poi messo in relazione con la nostra storia dell’arte.
10.Il rapporto cultura e natura è una relazione leggibile nelle nuove tendenze artistiche?
I.Q. Nelle sensibilità “New Folk””, la natura è assolutamente protagonista. Come nelle fiabe e nelle leggende, questo tipo di arte cerca una connessione tra l’interiorità e l’esteriorità degli individui. Il mondo della natura, con le sue suggestioni terrene e soprannaturale, si presta ad essere il teatro per la rappresentazione dell’”indicibile”, sentimenti, emozioni e pensieri che sfuggono lla comprensione logica e razionale.
11.Di che  cosa si occupa esattamente un  curatore di  d'arte contemporanea?
I.Q. Segue le ricerche degli artisti, ne cura le mostre, scrivendo testi critici e articoli. Spesso allestisce fisicamente le mostre ed è colui che crea connessioni e collegamenti tra persone e situazioni.
12. Descrivi  il profilo dell'acquirente d'arte.
I.Q. Non esiste un profilo unico. Ve ne sono tanti quanti sono i tipi umani. Io preferisco i collezionisti che seguono solo il proprio istinto, senza farsi condizionare dalle mode del momento.
Ivan Quaroni 
Curatore e critico d'arte.Nato a Milano nel 1970. Scrive per le riviste Flash Art (Politi Editore) e Arte (Cairo Editore) e cura la rubrica The Butterfly Effect per il sito lobodilattice.com. Nel 2008 ha pubblicato il volume “Laboratorio Italia. Nuove tendenze in pittura” (Johan & Levi editore) e per lo stesso editore le monografie di Valeria Agostinelli e Mauro Ceolin. Nel 2009 ha curato la sezione Italian Newbrow alla Biennale di Praga e la sezione Spaghetti Pop di SerrOne - Biennale Giovani di Monza. Ha curato oltre 150 mostre in gallerie private e spazi pubblici e ha scritto per importanti artisti italiani e internazionali tra cui Allen Jones, Ronnie Cutrone, Ben Patterson, Arcangelo, Salvo, Paolo Icaro. Il suo lavoro è incentrato sull’esplorazione e la scoperta di nuovi talenti artistici. Dal 2010 è curatore di C.A.P.A., un progetto di residenza per artisti fondato dall’artista Arcangelo. Ha contribuito con i propri scritti alla monografia di Arcangelo, edita da Damiani editore. Recentemente ha pubblicato il libro “Italian Newbrow” (Giancarlo Politi Editore).

1 commento:

  1. Interessante fotografia e analisi del panorama artistico.
    Bravo Ivan!

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