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martedì 22 febbraio 2011

FISIONOMIA DI UNA BELLEZZA IMPROPRIA / Maurizio Cariati – Marco Grassi a cura di Matteo Galbiati

Marco Grassi mi piace da sempre, anche in questa sua ennesima evoluzione. Forte ed incisivo. Maurizio Cariati, nonostante la giovane età, lo trovo estremamente interessante. Ha dato senso ad un arte colta, ma ormai "passata" (intendo dire se riproposta oggi) basata sul concetto dell'estroflessione. Oggi tornata ad essere attuale e figurativa grazie a lui.


FISIONOMIA DI UNA BELLEZZA IMPROPRIA
Maurizio Cariati – Marco Grassi
12 Marzo – 7 Maggio 2011
a cura di Matteo Galbiati
Loft gallery arte contemporanea di Angela Trimboli
Via Margherita,47- 87064 Corigliano Calabro (CS)
Telefono 098383703 
www.loftgallery.it angelatrimboli@loftgallery.it

Protagonista della mostra è il ritratto, o meglio, l’interpretazione di questo genere proposto attraverso la visione e il raffronto delle opere di due giovani artisti, Maurizio Cariati e Marco Grassi, che ne esplorano l’immaginario e ne interpretano la tradizione alla luce di due linguaggi originali e personalissimi. I due artisti, pur tenendo come riferimento la figura, praticano un lavoro che conserva la specifica individualità del loro carattere artistico.
Maurizio Cariati propone soggetti reali sui quali agisce forzandone la fisicità e deformandone l’aspetto, fino ad ottenere, nell’esito finale, aspetti caricaturali e quasi grotteschi, tragicamente comici. Questa tensione alterante viene sottolineata e rafforzata dall’emersione tridimensionale della tela che tende quasi a scollare i suoi personaggi dal supporto pittorico al quale sono legati. Emergono allora gli stati d’animo, le manie, le ossessioni, le angosce, le disperazioni, i tormenti che diventano i tratti comuni e condivisi tra chi guarda e chi è guardato. La loro bellezza non è nella fattura delle forme, nell’idea di perfezione, ma proprio in questa capacità di farsi umani attraverso la loro tensione emotiva interna.
Marco Grassi parte, invece, dall’idea di una bellezza impossibile e impraticabile, sebbene ostentata e dichiarata in volti suggestivi. La sensibilità del suo gesto pittorico congela soggetti vincolati ad un modo di essere che, predeterminato, li costringe ad una caratterialità designata. Anche i materiali usati sono modo per sottolineare l’atemporalità, unita all’effimero valore di un’estetica passeggera e transeunte, dei personaggi. La bellezza che descrive cerca la purezza incorruttibile di un sentimento che, nell’imprecisa fragilità delle vicende umane, spesso è costretto a soccombere. Scioglie il colore, scolora la forma, degrada la figura, ma aggrappa fino all’ultimo, nella luce dello sguardo, la speranza. Incorruttibile a mode e vizi dei tempi.
I linguaggi di Cariati e Grassi, apparentemente così diversi, trovano quindi nella risoluzione di un rapporto stretto con i sentimenti dello spettatore il loro punto di contatto, nell’animo aprono il luogo per uno scambio e una reciprocità di visioni davvero particolari. Il dialogo tra questi due artisti dimostra quanto, in tempi in cui proliferano opere e ricerche “alla moda”, sia possibile parlare con profondità ed impegno di bellezza e sentimento, valori che superano e sopravvivono a tutte le mode.

Matteo Galbiati

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