RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






Vota questo blog

Siti

domenica 27 febbraio 2011

"Colla" a Livorno al CENTRO MICHON fino al 18 marzo 2011

Si è inaugurata il 18 febbraio scorso, e sarà possibile visitarla fino al 18 marzo, la mostra collettiva, curata da Ivan Quaroni, intitolata "Colla". 
Una esposizione, allestita presso il Centro Michon, a Livorno (Via Michon 36/38), che mette a confronto artisti di diverse generazioni e provenienti da background culturali eterogenei; e dove, l'utilizzo del collage, produce una varietà espressiva di assoluta raffinatezza e ricercata qualità. 
Questo ovviamente reso possibile grazie alla capacità del curatore di riunire insieme un gruppo di artisti di indiscussa capacità. Da vedere!



Comunicato stampa:
Nella memoria iconografica occidentale il collage è strettamente legato alle avanguardie storiche ed è connesso tanto alla natura irriverente del divertissement, quanto all’esigenza di nuove sperimentazioni formali. La storia inizia nell’estate del 1912, con Braque e Picasso che inventano i papiers collés e introducono nelle loro opere ritagli di giornale, spartiti, carte da gioco, tappezzerie, carte da imballo, insomma frammenti di realtà che hanno lo scopo di animare le loro scomposizioni cubiste. Anche i Futuristi italiani usano la tecnica del collage, estremizzando gli effetti materici con l’impiego della carta stampata e l’inserimento di effetti tipografici. La satira politica fu un ulteriore tassello aggiunto da dadaisti come John Heartfield e George Grosz, che negli anni Venti utilizzano il collage per contrastare la propaganda hitleriana e nazista. I Surrealisti, invece, accentuano l’aspetto onirico e fantastico delle loro combinazioni iconografiche.

Una componente marcatamente geometrica hanno i collage costruttivisti russi, che introducono elementi di carattere architettonico, mentre nella Pop Art inglese, specialmente in elementi dell’Indipendent Group come Eduardo Paolozzi e Richard Hamilton, prevalgono immagini di carattere pubblicitario prelevate dalle riviste. Il collage diventa tridimensionale prima con i Merzbau di Kurt Schwitters, poi con i Combine Paintings di Robert Rauschemberg, le opere di Jim Dine influenzate dal costruttivista russo Iwan Puni e gli assemblage di Tom Wesselman. Il collage si trasforma addirittura in décollage nelle opere di Hains, Rotella e Villeglé, che procedono sottraendo, anziché aggiungendo, frammenti di carta.

Il collage rappresenta quindi un momento importante e fondante dell’estetica contemporanea, che giunge a influenzare non solo l’arte, ma anche l’advertising e il design. Basti pensare al fatto che una delle più celebri copertine di dischi di tutti i tempi, Sgt. Pepper dei Beatles , è un collage realizzato dal pop artista inglese Peter Blake, oppure all’invenzione della grafica punk, con designer come Jemie Reid, autore della copertina di Never Mind The Bollocks dei Sex Pistols, il quale dichiarava di ispirarsi a Schwitters.

La colla, ingrediente essenziale del collage, può essere considerata un simbolo. Il concetto stesso di simbolo rimanda alla proprietà adesiva della colla. Il termine “simbolo” deriva dal greco syn-ballein, che significa, appunto, “unire insieme” due parti distinte. Il collage non è altro che l’unione di parti distinte, una stratificazione e sovrapposizione di frammenti che vanno a comporre una nuova unità di senso. Esattamente come il simbolo, che unendo due termini produce un significato ulteriore.

Colla mette a confronto artisti di diverse generazioni e provenienti da background culturali eterogenei. La varietà espressiva degli artisti garantisce quindi un ampia gamma d’interpretazioni nell’uso del collage. I collagisti, in questo caso, sono Arcangelo, Alice Colombo, Vanni Cuoghi, Paolo De Biasi, Nicola Di Caprio, Pierpaolo Febbo, Enzo Forese, Bartolomeo Migliore e Michael Rotondi. Nove frammenti, è il caso di dire, che riflettono la contemporaneità attraverso la più irriverente pratica espressiva.

Nessun commento:

Posta un commento