RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
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sabato 18 dicembre 2010

Memento Vitae - Emma Vitti a cura di Cristina Trivellin con critica di Roberto Mutti

Non conosco il lavoro della Vitti ma conosco abbastanza bene la Trivellin. Di lei mi fido e se ha deciso di curare una mostra di questa artista vuol dire che merita. Da scoprire insieme...



a cura di Cristina Trivellin
presentazione Roberto Mutti
Mostra fotografica: Emma Vitti – Memento Vitae
A cura di Cristina Trivellin
Presentazione e critica di Roberto Mutti

Dal 18 dicembre 2010 al 18 gennaio 2011- Galleria Dietro le Quinte, via Carcaci 19 – Catania

Apertura dal martedì al sabato ore 10.00-13.00/16.30-20.00www.dietrolequintearte.it

INAUGURAZIONE SABATO 18 dicembre 2010 ore 19.00

Sono circa 15 le fotografie che permetteranno al pubblico di viaggiare tra le metafore visive dell’artista lasciandosi andare e addentrandosi per vedere e “stravedere”, per trovarci dentro la propria storia attraverso un viaggio dell’anima di suggestioni ed emozioni.
Una serie di scatti al mercato del pesce di Catania: luogo in cui si respira forza, energia primaria, dove odori, suoni, voci e colori sono tonalità intense, dove la vita e la morte si colgono dentro un unico senso circolare.
Se negli antichi dipinti i memento mori rappresentavano un monito, una richiesta di attenzione sulla caducità, la contingenza, ricordandoci attraverso i simboli la nostra imminente fine, il memento vitae pone la stessa urgenza, le medesime dinamiche ma ribaltandone l’avvertimento ricordandoci la necessità, la forza dirompente dell’essere che impone la propria meta, una riconciliazione tra i due opposti poli che governano la nostra psiche.
Attraverso la sublimazione resa dall’arte è possibile raggiungere il punto di dissolvimento dei dualismi e il superamento delle visioni parziali immergendoci in un unico flusso percettivo ed emozionale. (Cristina Trivellin)
Emma Vitti ama dire che tutti noi facciamo fatica a sopportare la morte perché la nostra cultura ci impedisce o ci rende difficilmente raggiungibile la dimensione del piacere e che quindi, di questo, e non della morte, abbiamo davvero paura. È una tesi interessante per comprendere le sue ricerche fotografiche dove la sensualità , che è sempre ben presente, si insinua fra le pieghe della realtà per riapparire in tutta la sua insidiosa attrazione seduttiva.
Allo stesso tempo, per l’autrice, il dolore, la sofferenza, l’indugiare sull’angoscia sono elementi connotati alla vita stessa dell’uomo ma è poi la bellezza a coprire la sofferenza, è la relazione stabilitasi fra gli individui a permettere di andare oltre, è il percorso creativo ad indicare una possibile via d’uscita. Non le interessa avere di fronte dei semplici osservatori ammirati, perplessi, concordi o dubbiosi, ma degli interlocutori capaci di intuire che con le sue fotografie non solo, come afferma “sperimenta la vita” ma spinge chi la segue a sperimentarla con lei.

In occasione dell’inaugurazione sarà presentato il libro Configurazioni provvisorie edito da Electa e curato da Roberto Mutti.
AL DI LÀ DEL PIACERE
Estratto del testo introduttivo del libro configurazioni provvisorie Electa Editore
Emma vitti è una fotografa che si muove in direzioni difficilmente riconducibili a linee prefissate. Non capita spesso, infatti, di trovarsi di fronte a opere così intimamente indipendenti da non evocare riferimenti estetici troppo definiti. Perché se è vero che nella fase della propria formazione ogni autore può percorrere un tratto di strada in comune con i suoi autori preferiti lasciandone quindi nei suoi lavori anche labili tracce, questo non sempre accade con tutti quanti sanno percorrere strade originali e marcatamente personali. Trovarsi di fronte alle opere di Emma Vitti obbliga, quindi, ad assumere un atteggiamento molto particolare che tiene conto, in egual misura, della sua sensibilità, delle modalità con cui si applica alla ricerca, dei complessi aspetti legati alla sua formazione artistica.
Quando afferma che il suo modo di lavorare ha l’esigenza di essere trasversale, Emma Vitti, indica una strada che permette a chi osserva le sue immagini di coglierne il significato, il termine “metafore visive” usato dalla stessa autrice per definire le sue fotografie appare in tutta la sua evidenza ma anche di comprendere che queste sono porte aperte verso l’esterno, funi gettate nel profondo per dare in modo che altri vi si aggrappino creando un rapporto intenso fatto di allusioni e di complicità.
Più che fotografie, Emma Vitti, compie gesti di spaesamento che, riscattando la banalità del quotidiano, creano un diverso ordine linguistico dove il rimosso, l’allusivo, l’onirico si ritrovano all’interno di un continuo rimando dialettico…. (Roberto Mutti).

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