RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






Vota questo blog

Siti

venerdì 17 dicembre 2010

"IN DICIASSETTE IL VENERDI' DICIASSETTE" contro ogni forma di scaramanzia...

Molto interessante... davvero. Un perfetto spaccato di contemporaneità sotto l'attento sguardo dell'ottimo Di Mauro.

Questa rassegna allestita presso il nuovo Spazio Sansovino, compatta quanto a qualità degli artisti selezionati è un appuntamento che si inquadra all’interno della mia venticinquennale attività critica, da sempre tesa a fare il punto sul panorama dell’arte italiana contemporanea, dalla seconda metà degli anni ’70 ai giorni nostri, dalla post modernità all’ingresso nel nuovo millennio. Per parlare degli ultimi trent’anni circa di arte italiana non si può non partire da un inequivocabile, quasi scontato, dato di fatto, cioè che gli ultimi due movimenti innalzatisi ad un riconoscimento internazionale, sono stati l’Arte Povera e la Transavanguardia, con percorsi diversi che di recente si sono intrecciati in una sorta di reciproco riconoscimento, da cui non era difficile prevedere l’ attuazione in una sottile logica di esclusione di quanto sta al di fuori di quel recinto. La fascia generazionale maggiormente penalizzata da questo stato di cose, che trova solo parziale motivazione nell’indubbia forza espressiva dei movimenti prima citati, è stata quella, di non indifferente qualità, emersa subito dopo la Transavanguardia, tra la metà degli anni ’80 ed i primi anni ’90, periodo nel quale è, tra l’altro, avvenuta la mia formazione critica e da me ben conosciuto, che ho dettagliatamente analizzato nella primavera 1997 con la mostra ed il libro intitolati “Va’pensiero. Arte Italiana 1984/1996”. Il fatto di avere sostanzialmente “saltato” una generazione sta all’origine, a mio modo di vedere, della sostanziale irrisolutezza dell’arte italiana lungo tutto il corso degli anni ’90. Gli autori del decennio precedente si sono giocoforza “riciclati” in quello successivo, facendo saltare qualsiasi paletto divisorio in merito ad un plausibile concetto di “giovane artista”, per di più all’interno di una scena sempre più affollata e confusa, in parte per una occulta volontà ma anche per motivazioni pertinenti l’evoluzione della società post industriale nel suo complesso. Come è noto, dopo il 1975 la situazione muta radicalmente di segno. A seguito soprattutto del rigido rigore del concettuale di matrice analitica e tautologica, dove si manifestava una evidente prevalenza dei significanti sui significati e l’assenza di una dialettica con l’esterno, con l’opera proposta al grado zero, nella sua nudità formale e compositiva, e l’assoluto divieto, sancito dai severi sacerdoti del dogma, dell’introduzione di sia pur minime componenti manuali e decorative, si verificò un’implosione di quello stile, e la lenta ed inesorabile deriva verso altri territori, in sintonia con la costante ciclicità degli eventi artistici. Tra la fine degli anni ’70 ed i primi anni ’80 prende corpo ed evidenza la svolta post concettuale dell’arte, con l’esplodere di movimenti radunati attorno alle parole d’ordine del ritorno alla pittura, di matrice visceralmente neoespressionista od infarcita di valori simbolici e decorativi e, in generale, del ripristino di una manualità dal sapore antico, nell’accezione etimologica originaria della “technè”. Il moto spiraliforme dell’arte inverte la sua traiettoria e intraprende un cammino a ritroso nel tempo, nel territorio densamente popolato della memoria, cimentandosi in un’operazione di citazione dei modi e delle maniere del passato, recente e talvolta remoto, per poi riproporsi al presente contestualizzato all’interno delle inquietudini della contemporaneità. Tra la metà degli anni ’80 ed i primi anni ’90 viene alla luce una generazione artistica di grande interesse impegnata in una ridefinizione dei generi e degli stili e in un rapporto di confronto serrato con la nuova società post moderna della tecnologia e dello spettacolo. Queste caratteristiche sfociano nel decennio successivo in un clima di generalizzato eclettismo stilistico, con punte di attenzione verso la rivisitazione dei linguaggi concettuali e pop ed un’apertura significativa nei confronti dell’uso della fotografia e delle tecnologie video e digitali. Gli anni ’90, come già citato prima, segnano l’ingresso del sistema artistico italiano in una fase di crisi e di de-valorizzazione nei confronti dello scenario internazionale, all’interno del quale iniziano a fare capolino i paesi emergenti del continente asiatico. Vengono privilegiati, da parte dei più forti soggetti della scena dal punto di vista critico, economico, istituzionale ed editoriale, artisti che si conformano ai canoni di un neo concettuale epigono ed irrilevante dal punto di vista linguistico o, all’opposto, pittori poco originali che si limitano a rimasticare gli stereotipi degli anni ’80. Per gli altri artisti, critici e gallerie che non si omologano a queste imposizioni scatta un fitto muro di silenzio ed un sottile boicottaggio. Nel decennio successivo e tuttora in corso mutano alcuni dati. Dopo l’11 settembre, evento che ha squarciato il velo tra reale e virtuale, il termine post moderno perde in parte d’attualità e si inizia a parlare di neo contemporaneità; della necessità, ad oggi non concretizzata, di passare dalla condizione liquida dell’eterno presente ad una dimensione di progettualità futura e ad una riscoperta dell’etica, esigenze che l’attuale crollo del mercato basato sulla finanza speculativa potrebbe accelerare. Lo scenario si manifesta come ormai del tutto globalizzato; si moltiplicano eventi, fiere e biennali, Cina ed India entrano in forze nel sistema, la bolla speculativa ed il denaro facile in possesso degli oligarchi internazionali conducono a valutazioni assolutamente impensabili anche solo dieci anni fa. Tuttavia il moltiplicarsi delle possibilità e l’invasività della comunicazione tramite internet conducono anche ad effetti positivi. Non è più praticabile alcuna censura ed aumenta la frequenza espositiva delle opere, quindi si manifesta una condizione maggiormente pluralista. Questo anche se i vari microsistemi di cui è composto il panorama italiano continuano a guardarsi con diffidenza non trovando il coraggio di interagire. I diciassette artisti selezionati per questa rassegna costituiscono un esemplare spaccato dell’eclettismo caratterizzante la scena contemporanea. Si varia dal design artistico di Monica Dessì, alla fotografia di Sales & Bertinetti in grado di proporre dei veri e propri reportage psicologici, alle spettacolari icone neo pop di Fabio Ballario, alle piccole ed ironiche installazioni oggettuali di Calogero Marrali, alle rigorose installazioni aniconiche e minimali di Luciano Gaglio, alle icone fortemente impregnate di simbolismo e mistero di Amira Munteanu, alle immagini digitali intense ed enigmatiche di Catrouge, alla pittura sintetica ed espressionista di Lorenzo Paci, all’installazione neofuturista di Gianfranco Sergio, ai ritratti di grande e vitale intensità di giovani protagonisti della scena urbana contemporanea di Massimiliano Petrone, alla coinvolgente ironia della pittura di Vania Elettra Tam, al linguaggio di segni e simboli metropolitani di Monica Garone, al rilievo fortemente simbolico delle composizioni di Roberta Ubaldi, ai frames pittorici di Gianluca Rosso apprezzato video artista e contaminatore mediale, allo stilismo creativo e spettacolare, fortemente permeato di senso artistico di Rossana Dassetto Daidone, ai ritratti di personalità dell’arte e della letteratura di grande ed inquietante impatto di Matteo Ferreri, all’autobiografismo personale ed universale al tempo stesso delle immagini di Cinzia Ceccarelli.

Edoardo Di Mauro, dicembre 2010.
SPAZIO SANSOVINO Via Sansovino n. 243/25G Torino orari 10/13-16/19 tel. 3407261790

Nessun commento:

Posta un commento