RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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martedì 6 aprile 2010

Roma: Galleria Nazionale d'Arte Moderna


I tre giorni di festa, che il calendario ci ha concesso per Pasqua, mi hanno riportato a Roma. Città che amo dove ho vissuto qualche anno e della quale, ogni volta che torno, scopro una sua nuova identità.
In compagnia di amici, fra "cazzeggio", ristoranti e mostre, sono tornato (per la decima volta!!!) alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna. E' un posto magico, una collezione imponente e finalmente una gestione efficiente. Drammaticamente deserta! Fuori da lì, code ovunque, per Caravaggio, per Hopper, per i siti archeologici, per mangiare, pisciare e anche per dormire! Ma in uno dei Musei più importanti della Capitale poco più di di nessuno! nonostante anche due mostre temporanee di grande livello ("Donna. Avanguardia femminista negli anni '70 dalla Sammlung Verbund di Vienna" e "Fausto Pirandello alle Quadriennali del 1935 e del 1939")

di seguito dal sito della GNAM:

Le Collezioni

In quanto organismo statutario, la nascita della Galleria risale al 1883; appartiene dunque al significativo momento storico in cui il nuovo Stato unitario pone mano alle fondamenta istituzionali del Paese e manifesta anche per lo sviluppo di un'arte ‘nazionale' attenzione adeguata e tempestiva.
La sede attuale - dopo il primo trentennio svoltosi nel Palazzo delle Esposizioni costruito da Pio Piacentini proprio nel 1883 - è, dal 1915, il monumentale ma arioso edificio di Cesare Bazzani realizzato per l'esposizione che celebrava il cinquantenario dell'Unità d'Italia nel 1911 nell'area, già suburbana fuori Porta del Popolo ma che da tale evento esce urbanizzata, denominata Valle Giulia.
La collezione viene allora sistemata seguendo un criterio di presentazione per scuole regionali, ammettendo tuttavia anche opere di artisti stranieri presentate in esposizioni italiane. Le opere infatti vengono acquistate alle grandi esposizioni nazionali e alla Biennale internazionale di Venezia e rappresentano il meglio delle tendenze allora ammesse all'ufficialità: molto verismo, simbolismo, decadentismo neorinascimentale, con qualche accenno al clima delle secessioni. Si aggiungono alcuni importanti doni o lasciti di protagonisti dell'Ottocento appena trascorso, prevalentemente esponenti di scuole meridionali, come Morelli, Palizzi, Celentano.
Negli anni che vanno dalla fine della prima alla fine della seconda guerra mondiale, il panorama delle collezioni contemporanee accentua la fisionomia nazionale e regionale e anche le acquisizioni per l'Ottocento si dirigono su quelle scuole e quegli artisti ‘nazionali' prediletti dalla critica del momento, orientata verso l'intimismo romantico: macchiaioli, divisionisti, Medardo Rosso. L'edificio viene ampliato dallo stesso Bazzani nel 1933-34, ma i nuovi spazi a monte ospitano, fino al 1945, soltanto i cimeli della mostra del Decennale del Fascismo.
La grande stagione della Galleria, che presto acquisirà lo status autonomo di Soprintendenza, si apre con la direzione di Palma Bucarelli durata oltre trent'anni, dagli anni di guerra al 1975. In stretto collegamento di indirizzi metodologici con la scuola universitaria romana, prima di Lionello Venturi, poi di Giulio Carlo Argan, la Galleria va acquistando prestigio internazionale grazie ad una museografia di grande respiro che si esprime con esposizioni di straordinario rilievo e attualità (Picasso, Mondrian, Pollock, per non ricordarne che alcune), acquisti di opere di maestri internazionali del ventesimo secolo (Mondrian, Modigliani, Moore, Pollock, per esempio) e di artisti italiani di punta (Burri, Colla, Capogrossi, Fontana, Manzoni, i cinetici), e con un riordinamento delle collezioni, negli anni Sessanta, che colpisce per l'abbondanza e, perfino, per l'apparente completezza, di documentazione dell'arte del ventesimo secolo, una sfida, quella delle lacune per le avanguardie italiane e straniere, che molti all'epoca avrebbero giudicato non superabile.
Negli anni Settanta-Ottanta, la politica di acquisizioni è volta a recuperare le maggiori lacune nel settore dell'Ottocento preunitario (la pittura storica romantica e purista con esempi di Palagi, Koch, Gastaldi, Ciseri, Franchi) e a ricevere tempestivamente in dono serie di opere dei maestri italiani del ventesimo secolo (Balla, De Chirico, Guttuso soprattutto); senza dire delle acquisizioni di nuovi musei: case-museo di collezionisti del XIX e XX secolo (musei Praz e Boncompagni) e atelier di artisti del XX secolo (musei Manzù e Andersen).
Fondato da Palma Bucarelli ma rimasto incompiuto anche il nuovo ampliamento della Galleria, a monte del doppio edificio di Bazzani, progettato da Luigi Cosenza e destinato alle attività temporanee e ai servizi, non ancora completato.
Un primo segno di rinnovata attenzione al contemporaneo veniva espresso nel 1995 dal Ministro Paolucci con l'acquisto di un gruppo di opere degli anni Ottanta di esponenti della Transavanguardia e, nei confronti della generazione degli anni Novanta, dalla Soprintendente Pinto con l'iniziativa promozionale denominata "Partito preso", che aggiorna formule di incoraggiamento a giovani artisti in uso all'epoca della gestione Bucarelli.
Alla fine del 1997 il Ministro Veltroni ha assunto una forte e decisiva posizione al riguardo individuando gli spazi per una nuova sede, l'attuale Museo MAXXI (in corso di realizzazione definitiva), da dedicare alle collezioni e più in generale alla totalità delle attività artistiche del presente. L'area scelta, presso la via Flaminia nel tratto tra Porta del Popolo e Ponte Milvio, e il cui asse trasverso tocca ad un estremo il nuovo auditorium di Renzo Piano, all'altro, di là dal Tevere, il Foro Italico, è destinata a configurare il polo culturale del XXI secolo in continuità con quello del XX secolo, della cosiddetta Valle o Parco dei Musei a Valle Giulia. La Galleria nazionale d'arte moderna di Valle Giulia acquisisce così lo status di "museo madre", vale a dire di museo del XIX e del XX secolo; il nuovo sito a sua volta accoglierà dalla sede madre di Valle Giulia come "radici" le opere più innovative sotto il profilo della ricerca e del linguaggio degli ultimi trent'anni circa del secolo ventesimo (tra gli altri Pascali, Kounellis, Paolini, Pistoletto, Zorio, Mochetti, Cucchi, Paladino, Clemente) e proseguirà il proprio cammino documentando la ricerca in atto a Roma e nel mondo, in qualsiasi medium espressa e comunicata, sia sotto il profilo istituzionale e patrimoniale, mediante attribuzione di valore (premi, acquisti, committenza diretta), sia in forma libera, sperimentale, extraistituzionale.

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