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domenica 14 febbraio 2010

Prospettive Contemporanee - Capitolo 1

Nel 2009, lo Studio|ArtGallery di Torino, LaContemporanea, mi ha chiesto di organizzare e curare una serie di mostre legate al concetto di "architetture contemporanee".
E' nato così il progetto PROSPETTIVE CONTEMPORANEE: un ciclo di mostre personali, divise in 5 capitoli, che, attraverso l'interpretazione di altrettanti artisti, indagassero il legame odierno tra architettura e arte.
Gli artisti scelti per questo progetto sono stati: Carlo Cane, Fabiano Parisi, Andrea Gnocchi, Stefano fioresi e Karina Chechik.

Calendario completo:
Capitolo 1 - Carlo Cane 7 marzo – 12 Aprile 2009
Capitolo 2 - Fabiano Parisi 18 Aprile – 31 Maggio 2009
Capitolo 3 - Andrea Gnocchi 18 Giugno – 14 Luglio 2009
Capitolo 4 - Stefano Fioresi 26 Settembre – 24 Ottobre 2009
Capitolo 5 - Karina Chechik 21 Novembre – 23 Dicembre 2009


Introduzione e comunicato stampa a CAPITOLO 1


Con la mostra "capitolo uno", apre i battenti LA CONTEMPORANEA, un nuovo spazio espositivo nel centro di Torino, un luogo d'incontro dove l’intento è quello di far convivere, in maniera armonica e sinergica arte, architettura e design.
Un percorso espositivo nell'arco dell'anno con 5 mostre personali "cinque capitoli" ognuno dedicato ad un artista differente: Carlo Cane, Fabiano Parisi, Andrea Gnocchi, Stefano Fioresi, Karina Chechik.
L’obbiettivo che si prefiggono gli architetti Cristiana Pecile e Tiziana Fabbiano, ideatori e titolari di questa attività, è quello di riuscire a fondere la loro personale passione per l’arte contemporanea alla già consolidata e riconosciuta attività professionale.
Ecco che nasce allora uno studio di architettura dove il committente non sarà accolto dal classico ambiente “tecnico” ma verrà invitato in una vera e propria galleria d’arte. Qui potrà risolvere le problematiche di un progetto di ristrutturazione e assistere ad eventi espositivi connessi con le argomentazioni trattate dallo studio stesso.
Ecco perché la scelta dei cinque artisti menzionati.
Cinque autori che occupano uno spazio importante nella proposta d’arte contemporanea ma che sono uniti dal soggetto e dal tema della loro ricerca: l’architettura della nostra attuale civiltà, affrontata e risolta con tecniche diverse e che vanno dalla fotografia alla pittura, dall’installazione alla sculturea, focalizzando problematiche, aspetti e risvolti sociali differenti.



Il primo evento "Capitolo Uno" si inaugurerà sabato 7 marzo alle ora 18'00 e si concluderà il 12 aprile.
E' costituito da una quindicina di lavori inediti di Carlo Cane, artista piemontese, ormai consacrato e presente in maniera capillare sulla scena dell’arte contemporanea, che con il suo modo di fare arte, guiderà il collezionista in un ipotetico viaggio spazio/tempo.

Il tempo è scandito da due date ben identificabili, il 1927, anno in cui Fritz Lang propose nelle sale cinematografiche di tutto il mondo il suo Metropolis ed il 2019 anno di ambientazione del celeberrimo Blade Runner (1982) di Ridley Scott.

Lo spazio inteso come luogo geografico, identificato nelle strutture architettoniche ma non nel paesaggio. Strutture, rappresentate dall’artista a testimonianza della nostra epoca che non permettono allo spettatore di contestualizzarle in un luogo reale, identificabile. Costruzioni appartengono all’immaginario collettivo di una città moderna, contemporanea che diventa luogo di vita quotidiana dell’umanità intera.

Testi:

CAPITOLO 1 - Carlo Cane

“….vecchio soldato
ora si è seduto il vento
il tuo sguardo è rimasto appeso al cielo
negli occhi c’è il sole, nel petto
ti resta un pugnale
Tu no, non scaglierai mai più
la tua lancia per ferire l’orizzonte
per spingerti al di là
per scoprire ciò che solo Iddio sa….”
( da “RIP” Banco del Mutuo Soccorso)

Da sempre l’uomo ha cercato di conoscere e svelare i misteri dell’ignoto, cavalcare l’infinito e dialogare così con chissà quale divinità, innalzando ed erigendo templi, obelischi e monumenti sempre più alti…

Dalla biblica torre di Babele alle piramidi egiziane, passando per la Torre Eiffel fino ad arrivare ai moderni grattacieli, è insito nell’animo dell’uomo il desiderio di varcare il limite. Ma quale limite? Quello della conoscenza dell’oltre. Oltre è il limite dell’infinito, della coscienza dell’esistenza di Dio o ancora, andare oltre il limite della gravità.
Il concetto pittorico dell’artista è quello di giocare e risolvere, attraverso l’utilizzo delle sue strutture architettoniche, i problemi e gli interrogativi dettati dalla complessa ricerca dei piani prospettici e la gestione degli spazi. Carlo Cane non si pone interrogativi esoterici, ma riesce a coinvolgere, chi guarda i suoi dipinti, in un modo quasi naturale.
Lo spazio è inteso come luogo geografico, identificato nelle strutture architettoniche ma non nel paesaggio. Strutture, rappresentate dall’artista a testimonianza della nostra epoca, che non permettono allo spettatore di contestualizzarle in un luogo reale, identificabile. Esse appartengono all’immaginario collettivo di una città moderna, contemporanea che diventa luogo di vita quotidiana dell’umanità intera.
Non gravata da illusioni movimentistiche, l’opera di Carlo Cane può continuare a vivere costruendo universi paralleli.
Quanto è cambiato il profilo delle nostre metropoli? Mondi, stili, soluzioni tecnologiche, hanno cambiato completamente il nostro orizzonte visivo, ma soprattutto è cambiato radicalmente il nostro modo di vivere, accettando e sopportando l’oppressione dettata da colonne infinite di specchi e cemento armato, pur rimanendone comunque ammirati.
Questo rappresenta Cane: orizzonti visivi colmi di grattacieli che si stagliano verso un cielo onirico, inventato, fatto solo di luce.
I suoi grattacieli sono gli idoli di un mondo nuovo, liberato, da conquistare realmente. Per sopravvivere e superare il senso di oppressione, l’attenzione si sposta sulle scale dell’immaginazione. Se diventa difficile credere realmente che il mondo possa cambiare in modo radicale, abbiamo sempre la possibilità di poterci rifugiare in uno di quei mondi immaginari e uno di questi, uno dei più potenti, è servito su un piatto d’argento, istoriato di antiche strutture, senza tempo ma realmente esistite.

Esistono anche differenti orologi temporali in questi lavori. Uno che individua l’evoluzione della civiltà, come già scritto con dichiarate citazioni del passato ed un altro che segna il nostro vivere quotidiano attraverso riconosciute citazioni, ma che si rifà anche ad altre forme espressive, come ad esempio la filmografia.
Infatti i dipinti di Carlo Cane posseggono un forte potere evocativo, che ci proietta immediatamente a luoghi ed epoche che non appartengono alla realtà ma sono proprie del nostro quotidiano, con citazioni riferite a due capolavori cinematografici, che in qualche modo hanno caratterizzato l’ultimo secolo. Il tempo, di fatto, è scandito, compreso e compresso fra due date ben identificabili, il 1927, anno in cui Fritz Lang propose nelle sale cinematografiche di tutto il mondo il suo Metropolis ed il 2019 anno di ambientazione del celeberrimo Blade Runner (1982) di Ridley Scott.

In realtà, guardando i dipinti di questo artista si resta imprigionati in una fitta rete di riferimenti e citazioni che ci appartengono. Ecco il motivo per cui sia all’osservatore attento, come a colui che getta uno sguardo veloce e superficiale alla sua opera, sembra di trovare anzi, ritrovare un vecchio amico. Un ricordo che ci rimanda immediatamente a frammenti del nostro passato ed inevitabilmente ci accompagna verso il futuro. Un futuro fatto soprattutto di luce, la luce diffusa che in fondo è la reale protagonista dei dipinti di Carlo Cane.

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